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Un Assaggio

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Il vento sferza freddo e pungente sulle mie guance, i miei occhi quasi socchiusi lacrimano, ma non mi interessa e continuo a camminare. L’Arno è particolarmente mosso e fangoso, per via delle piogge che si sono abbattute per tutto il giorno su Firenze.

Mentre attraverso il Ponte Vecchio, mi soffermo ad ammirare la bellezza della mia città, piena di scorci splendidi, soprattutto quando la città sembra deserta. Alzo il colletto del cappotto e mi sistemo la sciarpa, il vento è veramente penetrante, colpa soprattutto dell’umidità che caratterizza questa città.

L’inverno a Firenze si fa sentire eccome.

È ora di cena, così decido di incamminarmi e trovare un buon posticino per mangiare.

Mentre mi dirigo verso Piazza Pitti penso a cosa potrei mangiare.

Passo di fronte a un kebabbaro, ma all’interno vedo solo facce tristi e sconsolate, addentare panini dal ripieno non proprio invitante.

Decido di proseguire.

Supero ristoranti alla moda e osterie troppo chic per avere quel nome, “roba da turisti” penso mentre mi stringo nel cappotto.

Mi infilo in un vicolo, attratto da una luce rossastra proveniente da un locale.

“Tapas” leggo sulla vetrina, guardo dentro, sembra invitante.

Luce calda, quasi soffusa. Appena entro mi avvolge un bel calduccio e un odore piacevole di cose da mangiare. All’ingresso c’è il bancone dove preparano da bere, e dietro una cucina piccola ma pulita, prosegue con un piccolo corridoio che porta su una sala interna, non più di dieci tavoli, tutti da due posti. Una piccola rampa di scale porta a un’altra saletta con soli due tavoli, molto intima.

Mi accoglie il proprietario, “buonasera, è da solo o aspetta qualcuno ?”.

“Sono solo, posso avere un tavolino un po’ appartato se possibile?”

“Certo la faccio accomodare nella saletta al primo piano”.

Una ragazza al bancone sta riempiendo delle brocche con della sangria. “Marta, quando hai riempito quelle brocche, accompagna il signore a uno dei due tavoli al primo piano”, le dice il proprietario.

Riempite le brocche, si gira e con un bel sorriso mi dice “porto queste e le faccio strada”.

Dentro di me penso, “che bel sorriso!”.

“Prego venga” e mi fa strada.

Sale per prima le scale, molto ripide. Il suo culo è proprio di fronte al mio viso mentre saliamo, ha dei jeans molto stretti e si nota che è veramente fatto bene.

Arriviamo alla saletta, mi tolgo il cappotto e lei gentilmente si offre di prenderlo per appenderlo all’attaccapanni vicino alle scale.

“La ringrazio” le dico sorridendole, quasi arrossendo.

“Le lascio il menu e ritorno tra poco a prendere l’ordine” mi dice facendomi accomodare e riprendendo le scale per tornare al piano inferiore.

Ero solo in quella saletta, stavo benissimo.

Sentivo il brusio delle altre persone nell’altra sala.

Dopo pochissimi minuti, risale Marta.

“ok, possiamo cominciare. Mi dica.”

Mi dice lei guardandomi e sorridendo.

È veramente una bella ragazza, capelli corti, mora, occhi nocciola, non troppo bassa, un bel fisico, un po’ in carne ma molto tonico, un bel culo tondo e un po’ sporgente e due seni che la costringono a tenere aperti i bottoni della sua polo che usa come divisa da lavoro. Piuttosto giovane, penso intorno ai 26 anni.

“Penso che prenderò una bella brocca di sangria, di quelle che le ho visto preparare prima, e un assaggio misto di un po’ di tapas a sua scelta” le dico con uno sguardo pieno di ammirazione per la sua bellezza.

Lei sorride, mente scrive sul taccuino, “ci penso io a lei, le farò assaggiare un po’ di tutto” e prima di voltarsi, alza lo sguardo e mi manda un occhiolino accompagnato da quel sorriso così dolce e allo stesso tempo dispettoso.

Dopo poco tempo ritorna con una brocca di sangria, mi riempie il bicchiere e la posa sul tavolo, “non la finisca prima di cominciare a mangiare” dice ridendo di gusto per quella frase.

“Non le prometto niente” le rispondo mentre si allontana.

Quella ragazza mi ha stregato, “per fortuna ho evitato il kebabbaro” penso tra me e me, mentre me la rido da solo e butto giù il primo bicchiere di sangria.

Torna con un vassoio con sopra 5 piattini, “questi sono dei piccoli assaggi dei nostri antipasti” mi dice mentre li appoggia sul tavolo. “ vedo che ha già finito un bicchiere” prende la brocca e me ne versa un altro, solo che stavolta lo fa piegandosi leggermente in avanti, e non posso non far cadere l’occhio sullo scollo creato dall’apertura dei bottoni.

Mi vede che la guardo, ma non è affatto stupita, anzi sorride. Credo proprio che lo abbia fatto di proposito.

“Buon appetito” mi dice sculettando e avviandosi verso le scale.

È tutto squisito, quei piatti si svuotano molto velocemente, e anche la sangria va giù che è una meraviglia. Mi riempio l’ultimo bicchiere prima che la caraffa si svuoti del tutto.

“Mi fa piacere vedere che è tutto di suo gradimento” sento la sua voce mentre si avvicina al tavolo, “e anche la brocca è già vuota, lo sa che c’è un altro giro di piatti vero?”

Mi dice sorridendo soddisfatta e in modo provocatorio.

“ lo so bene” le dico “e ci sarà anche un altro giro di brocca allora”, stavolta le rispondo con un tono provocatorio anche io.

“Ottimo!” La sua faccia era quasi stupita, ma da un angolo della sua bocca si alza un sorriso che definirei, ‘accattivante’.

L’aiuto a sparecchiare il tavolo, mettendole i piattini sul vassoio, “fossero tutti così i clienti” mi dice lei, mettendo la sua mano sulla mia e facendo scorrere il dito sul braccio mentre si allontana.

Quel dito mi ha fatto drizzare tutto, dai peli del braccio , al pacco sotto i pantaloni.

Butto giù alla goccia l’ultimo bicchiere di

sangria.

“Secondo giro!” sento dire dietro di me pochi minuti dopo.

Una brocca piena, sovrasta il mio bicchiere, riempiendolo. I suoi seni si strusciano per un attimo dietro la mia testa, mentre fa il giro per mettermi altri 5 piattini di fronte.

Quella ragazza mi ha fatto perdere la testa.

“Buon proseguimento” mi dice vicino al mio orecchio quasi sospirando.

Mi giro per guardarla andare via, lei mi guarda sculettando.

Il cibo è tutto molto buono, la sangria spinge molto, le luci sono soffuse e il calore mi ha fatto scordare di come fosse freddo fuori. È tutto molto afrodisiaco.

Finisco tutti i piatti, mi verso l’ultimo bicchiere, prima di finire anche la seconda brocca.

“Ha fatto bene ad affidarsi a me stasera” mi dice lei spuntando silenziosamente.

“È stata la decisione migliore che potessi prendere” le dico io, inebriato dal vino mentre la guardo da capo a piedi, soffermandomi sui fianchi e suoi seni.

“Vuole divedere questo bicchiere con me?” Le chiedo io in modo molto lanciato.

“Perché no, in fondo il mio servizio è finito, devo solo rimettere a posto il locale”.

Prende il mio bicchiere e lo finisce. “Buona!” Mi dice ridendo.

Ci guardiamo, sto per dire qualcosa, ma lei mi mette una mano tra i capelli, si abbassa e mi bacia.

Labbra soffici, umide. La sua lingua si muove benissimo, mai ricevuto un bacio così bello in vita mia.

Poi si stacca, “gli assaggi per stasera sono finiti” mi dice eccitata, “aspetta che chiudo, perché ho molta fame”.

Prendo il cappotto, scendo le scale e vado a pagare dal proprietario. “ si è trovato bene?” mi dice allungandomi il conto, “non potevo chiedere di meglio” gli rispondo io.

Finito di pagare, saluto ed esco. Faccio due metri e mi appoggio al muro, mi rollo una sigaretta e aspetto.

Dopo un po’ sento la porta del locale aprirsi, Marta esce mentre si avvolge attorno al collo una sciarpa, ci guardiamo, si avvicina a me, mi prende la sigaretta dalle dita e comincia a fumarla e mi intima a seguirla. “sto qui a 200 metri, andiamo”.

Apre la sua porta di casa ed entriamo. Una volta chiusa la porta, si gira e mi mette le braccia intorno al collo, si alza in punta di piedi e ci baciamo. Un bacio lungo e intenso, le nostre lingue vanno all’unisono, i nostri sospiri crescono e le sue mani mi accarezzano i capelli. Poi si stacca e mi invita ad accomodarmi in camera, “mettiti comodo, arrivo subito” si allontana e va verso il bagno. La sua casa è piccola, ma la camera da letto è bella grande. La luce di una bajour, coperta da un telo rosso, rende quella camera molto accogliente e sensuale.

Mi tolgo il cappotto e mi metto seduto sul letto, mi guardo intorno e alzando lo sguardo vedo un bellissimo specchio appeso al soffitto. “Che birichina” penso tra me e me.

Si apre la porta di camera, mi ritrovo di fronte Marta, ha solo gli slip addosso, i suoi seni nudi erano meravigliosi e se li stava accarezzando mentre mi guardava appoggiata allo stipite.

“Ti avevo detto che ho ancora fame!” mi dice lei avvicinandosi con uno sguardo talmente provocante, che un brivido mi scorre repentino lungo tutto il corpo. Si mette cavalcioni sopra di me, mi sfila il golf e comincia a sbottonarmi la camicia. Le mie mani si posano sui suoi fianchi e la mia bocca non può far altro che avvicinarsi verso i suoi capezzoli che stagliavano di fronte al mio viso. Mi alza la testa con le mani, mi bacia.

Mentre ci baciamo, sento la sua mano che slaccia elegantemente la cintura, poi si mette in piedi e mi invita ad alzarmi.

Mi mette le mani sul petto, me lo bacia, apre il bottone dei pantaloni e il rumore della zip li fa calare al suolo. La sua bocca scende sugli addominali, fino ad arrivare di fronte ai miei slip ormai inevitabilmente gonfi.

Da una leccata sugli slip, con i denti afferra l’elastico e li abbassa.

Il mio cazzo esce come catapultato fuori, e le sbatte sul naso. Questa scena la fa sorridere, “ecco il mio piatto principale” dice.

Abbassa del tutto gli slip e inizia a strisciare il suo viso sul mio cazzo, “è caldo” mi dice guardandomi con due occhi vogliosi.

Delicatamente lo afferra e tira giù la pelle, sono già al massimo dell’erezione, libera la mia cappella e la bacia. Gli dà tanti baci, scendendo sull’asta e risalendo , poi famelica, l’avvolge con le labbra e inizia e succhiare. Io mi godo la scena mentre la guardo dall’alto.

Con una mano mi afferra per le palle, l’altra la mette sulle mie natiche e affonda il mio cazzo fin dentro la sua gola. Ci sta qualche secondo, poi lo sfila, una lunga scia di bava fa da unione tra la sua bocca e la mia cappella. Mi masturba un po’ mentre mi guarda ridendo, con gli occhi lacrimanti.

Si alza e torna a baciarmi. Non faccio in tempo a volerla prendere, che mi spinge sul letto, si toglie gli slip e si siede sopra di me.

La sua fica è fradicia, il mio cazzo scivola dentro che è una meraviglia. Mi poggia le mani sul petto e inizia a muoversi. Cavalca come una dannata, le sue tette ballonzolano sopra di me, il suo viso assume un’espressione di vero godimento, gli occhi le si rigirano dal piacere.

Poi si ferma, si alza piano piano, i suoi umori colano sul mio cazzo, scorre lungo il mio corpo fino a bloccarmi le braccia con le sue gambe, appoggia la sua fica sulla mia bocca e mi stringe i capelli. Comincio a leccargliela, il suo clitoride era gonfio, così lo stuzzico e lo lecco. Comincia a muoversi sulla mia bocca, finché non inizia a gemere. Preme più forte la fica sulla mia bocca, finché non comincia a contrarsi dal piacere. Sta tremando e mi guarda molto soddisfatta mentre lo fa.

Si sposta lateralmente e mi bacia. La mia bocca è intrisa del suo sapore.

Mentre ci baciamo, la sua mano mi prende di nuovo il cazzo e comincia a masturbarmi. La invito a tornare sopra, ma stavolta girata in su.

La reggo per i fianchi e lei si infila il mio cazzo. Poi si appoggia con le mani all’indietro e comincio a penetrarla. A un certo punto cede, e si stende con la schiena sul mio petto, la afferrò per le tette, e comincio a dare dei colpi più forti.

Guardiamo entrambi in alto, sullo specchio.

I nostri corpi uniti, mentre ci guardiamo e ridiamo attraverso lo specchio. Comincio a sbatterla più forte, finché non sto per venire. Lei si sfila. Continuiamo a guardare lo specchio, mentre un lungo schizzo percorre il suo corpo fino a cadere tra le sue tette. Gira la testa, ci guardiamo, “wow!” diciamo entrambi sovrapponendoci.

Ci baciamo. La posizione non è la più comoda del mondo, ma abbiamo goduto come matti.

Poi si stende di fianco a me, le passo un fazzoletto e si pulisce.

Stiamo lì abbracciati, ogni tanto ci baciamo, ci accarezziamo e ci raccontiamo un po’ di noi.

Lei torna a toccarmi, le sue dita sfiorano il mio cazzo, che si riattiva.

“Passiamo al dolce?! “ mi dice ridendo e infilandomi la lingua in bocca.